KARIATIS
Le Cariatidi, ovvero donne di Caria, erano le abitanti di un'antica città del peloponneso. Durante le guerre persiane, gli ateniesi conquistarono questa città e, come era usanza a quei tempi, fecero schiave tutte le donne.
Con un'ironia garbatissima gli scultori ateniesi immortalarono le tristi e affaticate donne deportate da Caria nella loggia dell'eretteo, a imperitura memoria.
Con Kariatis si vuol rappresentare la condizione della donna nel ventunesimo secolo, concettualmente parallela a quella della cariatide. La figura femminile comapre come sottoposta, nonostante l'apparente emancipaizione, da una società che la relega a una situazione di schiavitù morale.
Quest'oggeto rivisita dunque il tema classico della cariatide traducendolo in un linguaggio contemporaneo facendo emergere l'anima senza tempo di questo elemento, che da secoli è sinonimo di stabilità e permanenza. Kariatis preserva le caratteristiche del modello originario (la forte verticalità e le due braccia che sorreggono la volta), ma viene spogliata di tutto il superfluo esaltandone quindi il principio fisico.
Il tavolino è composto da una struttura formata da tredici parti in legno di noce massello lavorato al pantografo. Tutte le componenti sono unite tra loro mediante colla vinilica e stanno insieme grazie all'ultitizzo di specifiche linguette cieche e chiavi metalliche.
Il top in vetro temperato si incassa nella parte in legno attraverso uno scasso di un centimetro.
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DESIGN: Francesco Cantini